Serigrafia 7

Anno:
Autore:

Come tutti i veri artisti, Spreafìco è un tormentato, un insoddisfatto, un penitente. In sostanza, però, è un essere felice, un estraneo alle piccole o grondi vicende della vita di ogni giorno; un essere vivo in realtà non fisica, trascendente. Realtà pittorica, per dire semplicemente, realtà profonda, fatta di sensazioni spirituali e cromatiche che la natura offre agli occhi di ognuno e che non tutti sanno fermare nell’animo e tradurre in musica, in pittura, in parola. Ed ecco perché Spreafìco è un pittore che rimarrà sempre figurativo anche quando, come ora, lo sua espressività pittorica è contenuta in limiti e forme lontani dal «naturale».
La pittura di Leonardo Spreafìco è tutta di gialli e rossi vibrati su trasparenze fortemente cromatiche; bianchi caldi come l’avorio antico e limpidi azzurri intensi accanto a neri trasparenti ed a verdi di ineffabile bellezza. Egli è un lombardo, un solido artista dalla pittura, non cupo, non crudo, non sordamente tonale. Pittura tonale sì, a volte, ma cantante, costrutta, dalla gemmata tessitura tradizionale, così poco conosciuta da molti, moltissimi pittori della verdazzurra terra lombarda. Spreafìco è un rude raffinato, sincero, per nulla retorico. La sua tecnica è solida, un mestiere ad alto livello pratico, da bottega quattrocentesca.
Osservatore acuto ed inquieto, Spreafìco potrà ancora riserbare delle sorprese, cambiare strada, scegliere altri valori, ogni qualvolta sensazioni nuove tocchino, nel profondo dello spirito, le sue inesauribili riserve di fede nell’arte e nella vita.
G. E. Negri
(testo originale apparso in Serigrafia n.7 – dicembre 57)
Leonardo Spreafico 1957