Serigrafia 19

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Per sentire il massimo di libertà nel disegno devo avere un tema.
Nulla mi disorienta di più e mi rende più incerto che la possibilità di disegnare a capriccio qualunque cosa. Se non mi imponessi un soggetto, correrei il rischio di passare da un argomento all’altro senza risolverne in profondità nessuno. Non importa se il tema me lo impongo io od il cliente, oppure lo stabilisce un’analisi motivazionale o di mercato.
Può sembrare curiosa questa necessità di vincolarmi per sentire tutta la mia libertà di espressione, quando il soggetto del primo concorso cartellonistico in cui mi affermai era un disegno astratto.
Avevo 20 anni ed eravamo nel 1937: il tema da svolgersi un cartellone per una Casa di colori da stampa, la I.C.I.
Mi trovavo ai primi passi come cartellonista e come pittore astratto e devo aggiungere che nella grafica italiana di allora l’astrattismo era quasi una novità, solo pochissimi pittori d’avanguardia dipingevano astratto e devo a uno di questi, il pittore Ezio D’Errico che insegnava disegno pubblicitario alla Scuola Tipografica Torinese, l’entusiasmo e la passione per la nuova tendenza.
Deciso perciò a risolvere astrattamente il cartello per evitare ogni dispersione o compiacimento decorativo, mi imposi subito di studiare una forma semplice che raggiungesse il massimo di macchia e di impeto coloristico e nel contempo tanto elementare da risultare una forma mnemonica.
Mi ero creato una prima legge, ad essa ne aggiunsi altre ed altre ancora suggeritemi dall’esperienza, che sono valide tanto nell’astratto come nel figurativo.
Da appassionato cartellonista ho sempre guardato la pittura dal mio punto di vista; mi piaceva la semplicità dei primitivi, il chiaroscuro di Caravaggio, il volume di Michelangelo, Daumier, Sironi, fino ad arrivare a Picasso e Hartung. Sempre potenti e sintetici nelle loro espressioni.
Quando poi mi capitavano riproduzioni di Dudovich, Cassandre, Sepo, Colin, Edel o Boccasile le consumavo a furia di guardarle per indagarne le proporzioni e le pennellate.
Nel cartello la cosa più importante da sapere è sapere ciò che non si deve fare; a furia di eliminare dalla nostra mente vagheggiamenti allettanti ma dispersivi, si arriva a pochissime probabili soluzioni. Studiando ancora queste poche probabili soluzioni si arriva a una soluzione o due.
A questo punto comincia la specialità del cartellonista vera e propria; l’idea scelta può sembrare anche facile e non originale, ma si può riscattarla attraverso una armonica composizione e con una controllata struttura coloristica.
Diffido un poco dei disegni che già in abbozzo sembrano già risolti e che si possono agevolmente allargare, restringere o modificare. Un cartello perfetto è quasi un fatto matematico: la sua realizzazione è una sola, non possono essere due.
La conferma di ciò la vediamo nei plagi. Imitare differenziando il mistero di un bel cartello è impossibile; o lo si plagia integralmente oppure si fa una cosa brutta.
Da una decina d’anni la mia visione pittorica si è e tesa anche ai pittori non urlatori come: Klee, Manessier, Pollok, Tapies, e dall’iniziale desiderio di sintesi cominciavo a provare dei compiacimenti decorativi.
In questo periodo ho realizzato scatole di liquori, copertine di libri, illustrato pieghevoli.
La serigrafia con i suoi colori coprenti e vellutati a tinte piatte pressoché obbligate, è una tecnica di stampa che mi interessa molto. Sono comparsi sui muri italiani parecchi miei affissi stampati in serigrafia a colori fluorescenti.
A dire la verità questa fu una delle imposizioni del cliente ma non da me gradite.
Si trattava in un primo tempo di mettere il nome del prodotto in colore fluorescente in un manifesto stampato in litografia, cosa questa che mi seccava moltissimo perché il fluorescente oltre ad umiliare i colori normali ingrigisce i fondi bianchi.
Pensai allora di disegnare i manifesti su fondo totalmente fluorescente e stampare al centro l’illustrazione litografica, isolando i bianchi con dei colori scuri affinché non fossero umiliati dai colori dello sfondo.
Artisticamente discutibili, dal punto di vista commerciale la unione lito-serifluorescente risultò efficacissima e ne ebbi conferma dall’entusiasmo delle imitazioni.
In quella immensa galleria che è la strada, il pubblico non si sofferma certo a fare ragionamenti o discussioni. Un affisso può suscitare la curiosità, e la sensazione che il pubblico riceve è gradevole o urtante secondo le qualità artistiche dell’affisso. Il colore fluorescente aggredisce i nostri occhi ma appunto per questo deve essere controllatissimo e ben bilanciato negli accordi per non arrecare fastidio. In qualche caso dopo prove ed esperimenti ritengo di essere riuscito a disegnare cartelli totalmente fluorescenti forse anche validi artisticamente.
Per la rivista Serigrafia ho disegnato o meglio composto a collage un gatto realizzato con tulle e ricami. È stata una bellissima sorpresa per me ricevere le bozze di stampa. Gli stampatori sono stati così abili che per meglio cogliere i rilievi, i lucidi e gli opachi del mio collage, hanno selezionato i neri in due tirature: una nero-lucido quasi a rilievo e una opaco. Devo dire che sono soddisfattissimo: la stampa ha migliorato e arricchito il bozzetto.
Armando Testa

La copertina vista dal serigrafo
Per l’esecuzione della prima copertina di questo numero con l’originale bozzetto di Armando Testa, abbiamo “visto” immediatamente le possibilità serigrafiche del nero su nero che l’indovinatissimo collage suggeriva.
Il procedimento che ci ha portato alla realizzazione delle varie matrici si può riassumere nelle seguenti fasi:
l. Selezione del nero opaco dal nero lucido. Non essendo possibile la selezione con il normale procedimento fotografico si è fatto ricorso al trasporto del tulle su cartone a parte, previa fotografia del bozzetto originale, in modo da rispettare l’esatta sistemazione manuale del tulle stesso sul cartone del nero lucido.
2. Selezione dell’oro dal nero opaco, eseguendo una diapositiva manuale per gli occhi con Kodatrace e rossetto, applicazione delle diciture: Serigrafia, 19, eccetera, ricavate con diapositiva fotografica da patinata con caratteri di grandezza doppia; ciò perché la riduzione favorisce la nitidezza del carattere e conseguentemente della matrice.
3. Esecuzione di tre matrici fotografiche con seta N.16 ben tesa sui telai, badando che i fili di indicazione risultino perpendicolari fra loro.
4. Stampa: primo colore – oro, secondo colore – nero opaco, terzo colore – nero smalto.
PAS, Pubblicità Artistica Serigrafia, Caronno Pertusella, Varese
(testo originale apparso in Serigrafia n.19 – dicembre 59)
Serigrafia Armando Testa 1959