Serigrafia 40

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La copertina vista dal grafico…
Ogni procedimento di riproduzione di una immagine grafica e la stampa che ne deriva, denunciano i loro limiti nell’oggettività del processo ottico meccanico che non tiene conto della materia in cui l’opera autentica è stata concepita. Solo la litografia d’arte e l’acquaforte trovano nella copia stampata la loro autenticità al punto che essa costituisce l’opera originale. La serigrafia, in altri campi di applicazione già illustre, si è ultimamente affiancata a tali classici procedimenti tanto da persuadere gli artisti ad adottarla per particolari risultati. E quando l’autore è consapevole della finalità della sua opera, ritrova nella serigrafia il segno insostituibile della mano, il senso della sua materia, la traccia esatta del suo disegno. Di più la serigrafia è entrata oggi a buon diritto a fare parte dei mezzi della tecnica industriale e, fra l’altro, con le sue risorse di stampa a colori su nero, ha aperto nel campo delle arti grafiche un nuovo orizzonte di ricerche e rivelazioni.
Antonio Boggeri

… vista dal serigrafo
L’autore, anche in questa occasione, denunzia palesemente la sua apprensione per il risultato che si otterrà, attraverso la stampa, nella riproduzione della sua opera. In molti casi il processo di stampa falsa lo spirito dell’opera e ne travisa l’essenza stessa. Il serigrafo mette a disposizione il sistema per dare continuità fra idea, realizzazione e riproduzione. Solo così il pubblico potrà veramente penetrare e comprendere l’opera in cui l’artista ha riversato il proprio sentire e la propria personalità. La serigrafia, meglio di qualunque altro sistema, riesce a riprodurre fedelmente l’esatta traccia del disegno senza intaccare la freschezza del tratto manuale e riporta nella copia il senso stesso della materia con cui l’originale è stato creato.
Claudio Baldessarri
(testo originale apparso in Serigrafia n.40 – dicembre 64)
Serigrafia Hazy Osterwalder 1963